Le quattro gazzette veneziane senza esergo
Le
quattro gazzette veneziane
senza
esergo
Sono molti gli spunti da cui partire volendo approcciarsi
alla monetazione veneziana in modo critico: collezionare tutte le monete
coniate da un doge per andare a ricostruire la circolazione monetaria del periodo,
scegliere una tipologia monetaria e cercare di aggiungere alla propria
collezione un pezzo per ogni doge che l'ha coniata oppure scegliere di raccogliere
tutte le monete di un certo metallo, o con una certa dimensione. Tutte queste
ipotesi e molte altre, sono più che ottime.
Una monetazione in particolare che nell'ultimo periodo
attrae molti collezionisti è quella delle monete anonime. Monetazione che ha
come caratteristica quella di non presentare nelle legende il nome del doge in
carica e che ha rappresentato un importante ausilio alla circolazione a partire
dal 1472.
La serie delle gazzette anonime, ad esempio, risulta un intrigante spunto di collezione poiché:
- nel corso del tempo ne sono state prodotte con diverse varianti tutte da studiare e approfondire
- completare la serie vuol dire raggruppare monete che condividono una spiccata omogeneità iconografica e che sono state fondamentali per il commercio minuto
La serie è composta dalla gazzetta:
Dritto: + SANCTVS MARCVS VENETVS, con leone stante a
sinistra.
Rovescio: DILIGITE IVSTITIAM •, la Giustizia siede
poggiata su due leoni impugnando con la mano sinistra la bilancia e con la
destra la spada.
Peso: circa 0,8 grammi Diametro: 19 millimetri
Con una percentuale di argento nella lega pari a meno del 50% le gazzette anonime, coniate a partire dal giugno del 1539 durante il dogato di Pietro Lando, andarono a risolvere svariati problemi che affliggevano la circolazione monetaria nell’aria veneta:
- tesaurizzazione della moneta spicciola con maggiore percentuale d’argento
- poca maneggevolezza delle monete preesistenti
- la presenza di moneta minuta estera di lega infima che stava spodestando il circolante prodotta da Venezia
Una curiosità che riguarda questa monetina è la possibile
presenza di una A una B o un 🌼 in
esergo al rovescio, sotto la Giustizia. Il Papadopoli ipotizza che possa
trattarsi di marchi per differenziare i pezzi prodotti dalle diverse officine e
sottolinea che nel 1565 fu effettuata una nuova coniazione di questo nominale con
una percentuale d’argento leggermente superiore.
Dalla due gazzette:
Dritto: + PAX • TIBI • MARCE • EVAN • MEVS,
l’iconografia è del tutto simile a quella della gazzetta, è però presente un
cerchio perlina che divide il campo dalla legenda.
Rovescio: * IVDICIVM • RECTVM *, medesima iconografia
ma all’esergo è presente un * II * a segnalare il valore della moneta (due soldi).
Peso: 1,25 grammi Diametro: 19 millimetri
Nel 10 aprile 1570, approfittando del favore accordato
dal popolo nel suo utilizzo e grazie ai guadagni che permetteva la coniazione
di monete a bassa percentuale d’argento, cominciò anche la coniazione dei
multipli della gazzetta. La legenda come segnalato è differente sia al dritto
che al rovescio.
Dalla tre gazzette:
Dritto: stesso delle due gazzette
Rovescio: stesso delle due gazzette
Peso: 2,48 grammi Diametro: 22 millimetri
La moneta più rara della serie, si differenzia dalla
due gazzette per il valore III all’esergo del Rovescio e per le misure.
Dalla quattro gazzette:
Dritto: DEO OPT MAX ET REIP VENET (A Dio, il più buono,
il più grande e alla repubblica Veneta)
Rovescio: OMNI DO Q SVVM EST (Do al signore tutto ciò
che è suo)
Peso: 3,31 grammi Diametro: 25 millimetri
Equivalente a otto soldi, è stato per qualche mese il
nominale di valore maggiore di questa serie e sarà trattata ulteriormente dopo questa
presentazione.
E dalla dieci gazzette:
Dritto: + SANCTVS MARCVS VENETVS
Rovescio: IVSTITIAM * DILIGITE
Peso: 8,15 grammi Diametro: 33 millimetri
Coniato a partire dal 5 gennaio 1571, rappresenta il
massimo nominale della serie e raffigura il leone in “moeca” o in soldo al
dritto; differentemente da quanto fatto dai nominali minori che riportano tutti
il leone stante. All’ esergo è possibile che sia presente al posto della X, che
indica il valore di “dieci gazzette”, un venti per traslare direttamente
il valore a 20 soldi e cioè ad una lira.
Analisi
iconografica della quattro gazzette
La moneta sotto analisi attrasse subito la mia attenzione, per un dettaglio che non può sfuggire ad un osservatore della monetazione. Meno che per il leone della dieci gazzette, che però è raffigurato in soldo, tutte le figure della serie (Leone e Giustizia) poggiano sempre su un esergo che fa da base appunto a queste figure. Al rovescio per lo più ha il compito di dividere il campo, dove si erge la Giustizia accompagnata dai leoni, dal valore assegnato alla moneta (con la gazzetta dal valore di due soldi non viene espresso il valore, solo lettere relative all’officina come descritto precedentemente). Arrivando al nocciolo dell’approfondimento questa moneta NON presenta la linea dell’esergo, che nella quattro gazzette può estendersi:
- da due estremi del perimetro della moneta (potremmo definirlo esergo lungo)
- dai due punti di contatto dell’esergo col cerchio perlinato che divide il campo dalla legenda (esergo corto)
Le monete che riportano questa variante (assenza dell’esergo)
sono in numero estremamente minore di quelle che, invece, sono dotate di quest’ultimo.
Dal confronto con le varianti presenti sul testo Monete anonime di Venezia del
Papadopoli solamente 3 varianti su 20 non posseggono l’esergo. Sul CNI (Corpus
Nummorum Italicorum) la situazione è simile anche se l’uso della terminologia “come
sopra” non permette una precisa comprensione di quante varianti abbiano o meno
l’esergo. Al di là del confronto coi cataloghi, il pezzo in questione ha una verificata
rarità sul mercato grazie a questa variante. Questa moneta insegna che ogni
dettaglio può rivelarsi decisivo per la corretta interpretazione di una moneta.
Grazie ai gentili lettori, alla prossima.
Provenienza delle foto utilizzate:
Per approfondire:
Papadopoli Nicolo’, Le monete anonime di Venezia, Venezia 1906.
Montenegro eupremio, I dogi e le loro monete, Novara 2012.
Zub Artur, Luciani Luca, Le monete di Venezia, 2010.
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