I volti che hanno riscritto la storia (della propria monetazione) - Parte 1

 I volti che hanno riscritto la storia 
(della propria monetazione)

Siamo abituati, nella stragrande maggioranza delle monetazioni, ad osservare i volti fieri ed indomiti dei regnanti al potere. Tutti e tre i Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, Umberto I e Vittorio Emanuele III, possono vantare la loro effigie sulla monetazione italica. Lo stesso vale per le monete coniate in Italia a nome di Napoleone Bonaparte; che riportano tutte l’effigie meno che il piccolo dieci centesimi in mistura. Vediamo impressi sulle monete i volti dei monarchi borbonici e medicei. Senza contare la moltitudine di zecche dei vari stati italiani che hanno omaggiato i propri regnanti allo stesso modo. La scelta iconografica, però, non è sempre stata questa. In alcune monetazioni, per lunghi periodi, si è scelto di utilizzare figure simboliche al posto dei volti dei regnanti . È da qui che parte l’approfondimento di oggi.

Presentazione delle monete

Le due monete prese in esame in questo approfondimento, hanno rappresentato una svolta nelle loro monetazioni. Parliamo di un Grosso coniato a Roma tra il 1471 e il 1484 per il Papa Sisto IV, e della famosa Lira in argento coniata durante il dogato di Nicolò Tron a Venezia, tra il 1471 e il 1473


Prima di addentrarci nella discussione principale è importante ricordare che la lira appena nominata, rappresenta la prima concretizzazione di quello che fino a quel momento era stata una teorica unità di misura, introdotta a cavallo tra VIII e IX secolo da Carlo Magno. 

Approfondimento storico 

Ritornando alle monete in esame, approfondiamo velocemente le vite degli uomini che vi sono coniati. 
Papa Sisto IV, nato Francesco della Rovere, detenne il pontificato per 13 anni rivestendo un ruolo importante in vari ambiti. Dal punto di vista bellico, si impegnò in ben due crociate contro i turchi, una guerra contro Lorenzo de’ Medici e riuscì a stipulare una pace col regno di Napoli, che all’epoca minacciava i territori dello Stato Pontificio. Sotto il suo pontificato incentivò una ricostruzione in senso artistico di Roma, la stessa Cappella Sistina prese forma in quegli anni. In vista del Giubileo del 1475 la città visse una vera e propria rinascita tanto architettonica quanto intellettuale; Sisto IV si comportò da vero mecenate e patrono, sostenendo artisti di ogni tipo e ridando ossigeno alla corrente umanista.

 


Nicolò Tron fu doge, per soli due anni, dal 1471 al 1473. Prima di raggiungere la carica dogale, in giovinezza, si dedicò al commercio, in particolare visse per 15 anni a Rodi. Accumulò vaste ricchezze, tornò poi a Venezia e rivestì moltissime cariche pubbliche, tra cui quello di podestà di Bergamo e Capitano di Padova. Furono però maggioritari i ruoli che lo legavano alle colonie orientali, in virtù dell’esperienza guadagnata in giovinezza. Nel decennio precedente al dogato ascese nelle cariche politiche guadagnandosi un posto a vita nel senato, grazie alla carica di procuratore di S. Marco; subì anche un lutto importantissimo, quello del figlio, motivo per il quale deciderà di non tagliare più la barba, visibile anche nel ritratto della Lira. 

 


Approfondimento numismatico

Saverio Scilla nel suo lavoro, pubblicato nel 1715, “Breve notizia delle monete pontificie antiche, e moderne sino alle ultime dell’Anno XV del regnante pontefice Clemente XI”; dopo aver trattato, come da titolo, dell’intera monetazione papale approfondisce in modo trasversale tematiche varie tra cui: la rarità delle monete, le città che hanno coniato moneta per lo Stato Pontificio e su quali monete vi fosse stato ritratto il volto del pontefice in carica. Lo studioso Scilla sottolinea che fu proprio Sisto IV a farsi ritrarre per primo su una moneta dello Stato Pontificio.

Rifacendomi ad una discussione del forum Lamoneta, dal titolo “il mio pontificio regalo di natale”, l’intervento dell’utente Rcamil sottolinea come si possa datare l’inizio della coniazione dei grossi e doppi grossi di Sisto IV a non prima del 1483. La motivazione è che secondo l’illustre numismatico Edoardo Martinori nell’appalto di coniazione datato 1475 non si parlava di grossi col busto del pontefice ma solo di grossi con lo stemma.

Le coniazioni della lira di Nicolò Tron sono state invece limitate ai suoi pochi anni di dogato, in particolare a partire dal 1472. È interessante notare la vicinanza temporale di due fra i primi ritratti rinascimentali della monetazione italiana. Le motivazioni dell’introduzione dei ritratti sono diverse e proverò ad analizzarle. 

Grosso di Sisto IV

Per Sisto IV, non può che presentarsi l’ipotesi che si sia voluto dare un volto alla straordinaria restaurazione della città romana; le stesse legende del grosso recitano al dritto SIXTUS•IIII•PONT•MAX•URBE•REST e al rovescio •⁕ PUBBLICAE• •VTILITATI ⁕•; perfette nel portare ad imperitura memoria l’operato del Papa che si è prodigato per migliorare esteticamente la città. Del resto, il grosso (con peso variabile dai 3 grammi ai 3,6 grammi) di questo Papa non è l’unica moneta a riportare la sua effigie, c’è anche il doppio grosso (prossima foto) di conio identico ma peso raddoppiato (che raggiunge i 7 grammi circa).

 


Lira Tron

Per il doge veneziano la situazione era differente; da molti anni imperversava il flagello delle falsificazioni ed imitazioni prodotte, tanto da entità politiche straniere, quanto da quelle del centro-nord Italia. Si decise così nel 1472 di emettere una nuova moneta d’argento del valore di venti soldi o una lira (6,50 grammi circa), e di un nuovo bagattino in rame entrambi ritraenti il doge 

La concretizzazione di un evento del tutto eccezionale nella monetazione veneziana ha però una storia pregressa. Come analizzato da Luciano Binaschi nel 2015 in “I signori tiranni si mettono in medalia e non i cavi de repubblica” un certo fermento ed una certa attitudine all’innovazione doveva serpeggiare già da qualche decennio. Durante il dogato di Antonio Venier (1382-1400) e Cristoforo Moro (1462-1471) sono stati effettuati dei tentativi per superare la consuetudine che voleva un ritratto standardizzato dell’iconografia del doge. Per Antonio Venier si trattò di personalizzare il volto del doge nell’iconografia del grosso rendendolo più simile al proprio; mentre, per Cristoforo Moro si effettuarono delle prove per la produzione di Bagattini di rame, con al dritto il ritratto del doge e al rovescio San Marco.  

L’impressione è che il ritratto del doge Nicolò Tron coniato sulla lira sia stato l’esito di un processo in atto già da tempo. Le ragioni per cui proprio a questo doge, sia stata data la possibilità di imprimere il proprio volto sulla moneta di Venezia, sono in tutti i casi frutto di speculazioni. Non si possiedono prove certe a riguardo e vari fattori potrebbero essersi combinati per arrivare a questo esito. Quello che è certo è che, appena dopo la morte del doge nel 1473, fu sospesa la coniazione della lira col suo ritratto. Vennero poi coniati, durante i dogati dei due dogi successivi, delle nuove monete: una da mezza lira o dieci soldi, chiamata marcello in onore del doge Nicolò Marcello e una da una lira chiamata mocenigo, in onore del doge Pietro Mocenigo.

Conclusioni

Ho cercato di approfondire la storia di due monete che hanno segnato una svolta nelle rispettive monetazioni. Entrambe hanno rivestito un ruolo importante, traghettando lo stile delle coniazioni da quello medievale a quello rinascimentale. Sono stati analizzati i primi ritratti apparsi in sole due zecche rappresentative del territorio italico, altre saranno però analizzate in futuro. 

Grazie ai gentili lettori, restate sintonizzati.

Provenienza delle foto utilizzate:

- Grosso Sisto IV passato in asta Cambi&Crippa 2023 lotto 899 asta 809

- Lira Tron passato in asta JeanElsen&sesFils 2014 lotto 847 asta120

- Ritratto di Papa Sisto IV della Rovere attribuito a Pedro Berruguete, inizi del 1500

- Statua del doge presente nella Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia

- Doppio Grosso Sisto IV passato in asta NAC 2016 lotto528 asta90

- Bagattino Nicolò Tron passato in asta VL Nummus nel 2020 lotto 1553 asta 14

- Grosso Antonio Veniero passato in asta Tauler&Fau 2020 lotto 2390 asta 62

- Bagattino Cristoforo Moro passato in asta Bertolami 2021 lotto 1169 asta 100

- Mezza Lira Nicolò Marcello passato in asta NAC 2018 lotto 253 asta 108

- Lira Pietro Mocenigo passato in asta NAC 2018 lotto 260 asta 108

Per approfondire:

SCILLA SAVERIO, Breve notizia delle monete pontificie antiche, e moderne sino alle ultime dell’Anno XV del regnante pontefice Clemente XI, ristampa anastatica Sintoni, 2006.

BINASCHI LUCIANO, I signori tiranni si mettono in medalia e non i cavi de repubblica, Numismatica Mente, 2015.







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