Un soldo da 12 bagattini ribattuto


La moneta di cui vi parlo oggi ( foto 1), è un soldo da dodici bagattini veneziano a nome del doge Giovanni Corner I. Questa tipologia monetaria è stata introdotta al tempo del dogato di Antonio Priuli, che si vide obbligato ad effettuare una vera e propria riforma monetaria. 

La causa fu la mancanza e il deterioramento della moneta spicciola coniata fino a quel momento. Infatti le monete che il popolo maggiormente utilizzava prima dell'avvento del soldo da dodici bagattini erano: il doppio bagattino da 0,57 grammi per 13 millimetri, il quattrino con doge inginocchiato che pesava 0,88 grammi per 16 millimetri di diametro, oltre che il sesino da 1,76 grammi e 18 millimetri e il bezzo da sei bagattini col peso di 0,30 grammi circa e un diametro di 15 millimetri. Tutte queste misure riguardavano gli standard delle monete appena coniate ed è più che verosimile che quest'ultime calassero a picco nel corso del tempo e del passaggio di mano quotidiano. 

A calare a picco sarà stato anche la soddisfazione del popolo, obbligato ad utilizzare monete ben poco maneggiabili. Questi ed altri motivi portarono Antonio Priuli, doge dal 1618 al 1623, ad introdurre il soldo da 12 Bagattini (foto 2).



L'analisi iconografica 

Ritornando all'analisi del soldo da dodici bagattini di Giovanni Corner. Per sottolineare l'enorme impatto visivo che le ribattiture possono avere in una moneta del genere mi piacerebbe porre l'attenzione su un dettaglio presente sia al Dritto che al Rovescio della moneta.

Dopo aver presentato la legenda della moneta in questione, il CNI (Corpus Nummorum Italicorum) pone subito l'accento su un dettaglio;

al dritto: sopra linea orizzontale: a sinistra, il leone alato e nimbato, in piedi rivolto verso destra, con la testa di fronte e la zampa sin. anteriore sul libro aperto; a destra, il Doge genuflesso, rivolto al leone, tiene con ambe le mani il vessillo sormontato da croce e con banderuola a destra. Esergo *12* c. perl.

 al rovescio: sopra breve linea orizzontale, il Redentore nimbato, in piedi di fronte, benedice con la mano des. e tiene il vangelo con la sin.; il nimbo e un poco il capo escono dal cerchio perlinato e dividono la legenda

 Risulta quindi evidente l'importanza che rivestono nell'economia "spaziale" delle iconografie queste due linee orizzontali. Oltre a servire da base per le raffigurazioni del doge e del leone da una parte e di San Marco dall'altra, hanno il ruolo fondamentale di dare il via e mettere fine alla legenda. Nessun soldo da dodici bagattini, nemmeno nelle varianti con legende più estese supera mai questa linea .


Valutazione storico-comparatistica

La portata innovatrice di questa piccola linea potrebbe sembrare poco rilevante. In realtà se si opera un confronto tra la monetazione spicciola prima citata e il soldo da dodici; e successivamente,  un ulteriore confronto tra quest'ultimo e i nominali di valore maggiore, si nota come si sia verificata una precisa scelta stilistica da parte della zecca veneziana.

Comparazione con la monetazione spicciola

Analizzandole, nessuna tra il doppio bagattino, il quattrino, il sesino e il bezzo riporta la linea orizzontale sopra citata. In tutti i casi analizzati la legenda continua circolarmente per tutta la lunghezza del tondello, circondando l'iconografia centrale. un caso limite riguarda il bezzo che ha si, una linea orizzontale su cui poggia il leone, ma al di sotto della linea la legenda continua con "VINCIT".


C'è però da dire che la struttura "iconografia centrale circondata dalla legenda" è la più presente nella monetazione italiana fino all'avvento del soldo da dodici.

 

Confronto coi nominali di valore maggiore

Se guardiamo invece ai nominali di valore maggiore ci rendiamo conto dell'uso diffuso di questa scelta tecnica. 

A partire dalla serie da cinque soldi, o anche chiamato trairo, dieci soldi e quindici soldi. Tutti coniati da Giovanni Corner II fino a Ludovico Manin, in un periodo che va dal 1722 al 1797. Osservandoli bene si nota una ricerca di standardizzazione da parte della zecca veneziana e soprattutto la linea orizzontale è un importante tassello di questa scelta stilistica. Anche qui la legenda è obbligata entro un certo spazio al di sopra della linea, al di sotto non vi è altro che la data e la rosetta che aiuta nel riconoscimento del valore.

 


Un altro caso che mi interessa sottolineare è quello del ducato da 124 soldi in argento. Il confronto tra le due monete prima e dopo l'avvento del soldo da dodici evidenzierà ancora meglio la mia tesi. Esistono infatti due versioni del ducato da centoventiquattro soldi che presentano una iconografia pressocchè identica; una col peso di 32,90 grammi circa coniata da soli quattro dogi: Giovanni Priuli, Pietro Loredan, Alvise Mocenigo I e Nicolò Da Ponte. La seconda versione con un peso ridotto di 23,50 grammi coniata per la prima volta sotto il dogato del doge Domenico Contarini e in modo continuo fino al dogato di Ludovico Manin. Quest'ultima grazie all'utilizzo della linea orizzontale somiglia molto di piú al soldo da 12 e ne ritrae stilisticamente la composizione. 


Conclusioni

L'impressione che si ha dal confronto tra il soldo e le altre tipologie monetarie qui analizzate é chiara, e sembra avere uno scopo ben preciso. Avvicinare stilisticamente le monete di valore maggiore a quelle usate dal popolo. Il ragionamento fila ancora di più evidenziando il fatto che il soldo da dodici non compariva come nella seconda foto di questo scritto,  ma come in quella inserita di seguito. La presenza di argento in queste monete era minima, ridotta al 5% circa del peso complessivo; un dettaglio però risulta importante. Coloro che coniarono il soldo si servirono probabilmente della tecnica dell'amalgama; una lega semi liquida di mercurio e argento in cui venivano immerse le monete. In un secondo momento riscaldando i tondelli a temperature al di sopra della soglia di evaporazione del mercurio, 356°,  si otteneva la patina argentata presente in foto. È anche vero che rappresentando una sorta di involucro della moneta, l'argento esterno era anche il primo a consumarsi. Le monete di questo tipo in pochi casi riportano ancora oggi l'argentatura, tutt'al più è possibile che ci siano dei residui di argento in zone in cui il metallo era riparato dallo sfregamento.

Ritornando così per l'ultima volta e in modo definitivo sulla moneta in esame, proseguiró con analizzarne la ribattitura che ha contribuito a sconvolgerne completamente l'ordine e la quadratura spaziale. La ribattitura su questo soldo  non rientra in quei casi di moneta consunta, appartenente a un doge precedente, ritirate e riconiate per risparmiare materiale. La moneta per un errore logistico o meccanico ha subito una nuova ribattitura, questa volta invertendo l'ordine del Dritto e del Rovescio della moneta. Le legende dopo la ribattitura recitano:

 

D/ STE IO CORN EN a fronte della legenda regolare S M V IO CORN

R/  DEFEN ORN STE a fronte della legenda regolare DEFEN NOSTE.




Bibliografia


Corpus Nummorum Italicorum, volume VII (1915) e VIII (1917). edizione digitalizzata Portale Numismatico dello stato.

Le monete di Venezia, Zub-Luciani.

I dogi e le loro monete, E. Montenegro, Torino 2012.

I soldi da 12 bagattini: una ricerca appasionante, Leali-Rescigno, settembre 2020 Gazzettino di Quelli del Cordusio.

Le proprietà superficiali dei nummi e le tecniche di argentatura, Ciliberto-Viscuso, Prisma, 2015.









 






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