Nummus illuminat: Il pontificato di Gregorio XIII

 

Nummus illuminat:

Il pontificato di Gregorio XIII

 


Per approfondire la storia riguardante uno dei pontificati più rilevanti del sedicesimo secolo, quello di Gregorio XII, ho scelto di affidarmi alle tracce lasciate all’interno della sua monetazione e delle medaglie a lui dedicate.

Nato in una famiglia di ricchi commercianti, Ugo Boncompagni abbandona una carriera già avviata, da docente di diritto, per avviarsi a quella ecclesiastica. Diventò un ricco ereditiere dopo la morte del padre e acquisì sempre più fama durante i pontificati di Paolo III e Paolo IV. Il suo pontificato durò ben dodici anni (dal 1572 al 1585) e fu eletto tramite un conclave brevissimo, durato meno di due giorni.

I motivi per cui l’operato di questo Papa è valutato come così rilevante sono molteplici, proveremo di seguito ad analizzarli.

 

La riforma del calendario Gregoriano

 

Tra gli eventi occorsi durante il suo pontificato non si può non nominare la riforma del calendario Gregoriano. Il calendario precedentemente in uso era quello Giuliano, emesso dall’astronomo greco Sossigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare nel 46 a.C., in quanto detentore anche della carica di pontefice massimo. Quest’ultimo aveva però creato, nel corso dei secoli, uno scompenso tra il calendario civile e quello astronomico e la questione fu discussa anche durante il Concilio di Trento. Arrivò allora la proposta di rinnovamento del calendario da parte di un medico ed astronomo calabrese, tale Luigi Lilio; a quel punto venne eletta una commissione composta da vari scienziati che dopo degli attenti studi permisero al Papa di emettere dalla Villa Mondragone la bolla Inter Gravissimas, il 24 febbraio 1582. Si emanò così la decisione di far seguire al successivo quattro ottobre direttamente il quindici di ottobre. Di seguito una medaglia che ricorda l’evento:


 

La medaglia coniata nel 1582 presenta al dritto il busto di Gregorio XIII e al rovescio un ariete sormontato dalla legenda ANNO•RESTITVTO•M D L XXXII. (L’esemplare in foto è un riconio postumo).

 

Il rapporto con l’ordine dei gesuiti

 

Nel pieno della lotta al protestantesimo avviata dopo il Concilio di Trento, Gregorio XIII internazionalizzò l’offensiva del papato. Fondò collegi e congregazioni che avevano l’importante compito di acculturare coloro che puntavano a far parte del clero e di formarli alla più ferrea fedeltà nei confronti della chiesa romana.

In virtù del profondo bisogno di strutture che preparassero i sacerdoti, il Papa strinse un rapporto prioritario coi Gesuiti, grazie ai finanziamenti che il Papa concesse per sostenere economicamente i seminari svolti dall’ordine. Gregorio fornì anche una nuova sede al collegio romano, situato nella piazza omonima. Grazie a questo dono Gregorio divenne il secondo fondatore dell’ordine dopo Ignazio di Loyola. Di seguito una medaglia che ricorda l’evento:

  

 

La medaglia presenta al dritto il busto del Papa benedicente e legenda GENERALI•COLLEG•SOCIETATIS•IESV•ROME•EXTRVCTO•ET•DOTATO• nel giro interno •GREGORIVS• X•III•AN•PON•X mentre al rovescio è raffigurato il Papa mentre prega in ginocchio rivolto verso dio, sospeso tra le nuvole, che indica il collegio romano; qui la legenda recita GREGORIO•PASTOR•OPTIMO•PATERNA•CARITATE•OVES•PASCENTI.

Inoltre, in relazione alla riforma del calendario tratta precedentemente, il Papa fece anche costruire la torre dei venti o gregoriana; un edificio posto alle spalle della basilica di San Pietro nei Giardini Vaticani che doveva servire da osservatorio astronomico. Vi vennero allora invitati alcuni astronomi gesuiti per favorire la buona riuscita della riforma del calendario.

 

L’opera missionaria

 

Papa Gregorio XIII era conscio dell’importanza di avviare un programma di missioni su scala mondiale per aumentare il numero di fedeli e cercare di limitare al massimo l’espansione protestante. Furono perciò inviati missionari a propagandare la fede in Oriente (in India e in Giappone), nel Medio Oriente (tra Persia, Palestina e Costantinopoli) e nel territorio africano (in Egitto e in Etiopia); non dimenticando le missioni in Inghilterra e Svezia.

Proprio l’opera missionaria risulta il tema commemorato in varie monete e medaglie coniate durante il pontificato del Papa in questione; di seguito ne saranno mostrate alcune.

 

 

Al rovescio di questa medaglia coniata nel 1574 (in foto un riconio posteriore) notiamo la raffigurazione di San Pietro, che parla ai credenti, l’intera scena è illuminata dai raggi dello spirito santo; sullo sfondo è situato il tempio di Gerusalemme. In legenda leggiamo: •ET•IN•NATIONES•GRATIA•SPIRITVS•SANCTI•.

Il motto è tratto dal decimo capitolo degli atti degli apostoli. In quel capitolo Viene narrato l’incontro tra San Pietro e il centurione romano Cornelio, e come lo spirito santo si sia calato indistintamente sui corpi degli accompagnatori di Pietro e dei compagni del romano, al momento dei fatti non credenti.

Un rovescio di una medaglia del tardo ‘500 italiano che rifacendosi agli atti di Pietro, ha intenzione di comunicare a piena voce l’inclusione di ogni popolo sotto l’ala protettiva della chiesa romana.

Sempre nell’ottica dell’ambizioso progetto di dare vita ad una chiesa universale, possiamo analizzare due monete coniate durante il suo pontificato:

 


La prima è un testone coniato nel X anno di pontificato, al rovescio vediamo una rappresentazione della religione seduta, il motto del rovescio •AGGREGATA•RELIGIO•ROMA mira inequivocabilmente al progetto gregoriano menzionato prima.

 


La seconda moneta anch’essa un testone al rovescio recita: VT•NON•DEFICIAT•, all’esergo ROMA. Il motto è preso dal celeberrimo capitolo 22 del Vangelo di Luca, che narra l’ultima cena e il tradimento di Giuda. Il pezzo da cui è tratto il motto recita “ego autem rogavi pro te, ut non deficiat fides tua/ ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno”, ulteriore testimonianza del forte impegno con cui questo Papa si sforzò di fissare e propagandare la fede cristiana, anche ai peccatori, dopo il rinnovamento del Concilio di Trento.

 

Amministrazione e abbellimento di Roma

Non meno importanti sono le opere commissionate dal Papa per abbellire Roma, un celebre ciclo di affreschi fu commissionato a Giorgio Vasari ed è ancora possibile visionarli nella Sala Regia dei Palazzi Vaticani. Il soggetto è la Strage degli Ugonotti avvenuta nella celeberrima notte di San Bartolomeo e perpetratasi per diverse settimane. Fu all’inizio fatta passare come una vittoria di Carlo IX contro gli ugonotti pronti ad attaccarlo, per vendicare il tentato assassinio dell’ammiraglio Gaspard de Chatillon. Di fatto si trattò di un attacco preventivo da parte del re francese. Successivamente la soddisfazione per il massacro andò scemando, comprese le reali intenzioni del monarca cattolico.



La medaglia riporta al rovescio la legenda •VGONOTTORVM•STRAGES•1572•; nel campo la raffigurazione di un angelo che transita in un campo di battaglia ricolmo di ugonotti senza vita.

Una serie di coniazioni, ricordano un'opera effettuata durante il pontificato di Gregorio XIII, ovvero il riutilizzo di alcune stanze, in particolare tre, del complesso architettonico delle Terme di Diocleziano affinché diventassero utilizzabili come granaio pubblico.

 


L’intervento avvenne proprio nel 1575, anno giubilare riportato sul dritto della medaglia, al rovescio ritroviamo una figura femminile rappresentante l’Annona con una cornucopia nella mano sinistra e una statua di Minerva nella destra, ai suoi piedi a destra vi è un cesto pieno di frutta, alle sue spalle a sinistra la prua di una nave. L’attenzione per la questione alimentare è ben rappresentata anche nella monetazione:



Il testone in questione rappresenta al rovescio l’episodio di Cristo con le turbe, nella legenda si legge: •VENITE•AD•ME•OMNES•ET•EGO•REFICIAM•VOS•, sotto l’esergo ROMA. Il motto è recuperato dall’undicesimo capitolo del Vangelo di Matteo e recita per intero: venite ad me omnes, qui laboratis et oneratis estis, et ego reficiam vos. La moneta allude all’estrema liberalità del pontefice che aveva indetto anche un giorno settimanale in cui dava udienza a chiunque avesse bisogno.

Quello che oggi è nominato Ponte Rotto, rappresenta la struttura preservatasi del Ponte Emilio, eretto probabilmente già nel III secolo avanti Cristo. Nel corso della storia ha subito vari lavori di restauro, tra cui quello prodotto con l’imperatore Augusto al potere (12 a.C.) e quello condotto sotto il Papa Giulio III (nell’anno 1552). L’ultimo restauro avvenne proprio con Gregorio XIII che nel 1575 volle celebrare la fine dei lavori con una medaglia. Il ponte però fu colpito nel 1598 da una forte alluvione che distrusse tre delle sei arcate (visibili nella raffigurazione del ponte sul rovescio della medaglia seguente).

 



Ringrazio i gentili lettori, a presto.


Provenienza delle foto utilizzate:

Ritratto di Papa Gregorio XIII - Opera di Lavinia Fontana, pittrice italiana vissuta tra il cinquecento e il seicento. Dimensioni: 120X100 centimetri.

Medaglia Calendario Gregoriano - Asta Bertolami datata 2013, lotto 1791, asta n° 7.

Medaglia Collegio Romano - Asta Bertolami datata 2013, lotto 2510, asta n° 7. 

Medaglia per le Missioni - Asta Bertolami datata 2013, lotto 1784, asta n° 7.

Testone Aggregata Religio - Asta VL Nummus datata 2017, lotto 1731, asta n° 7.

Testone Vt Non Deficiat - http://www.rhinocoins.com/ITALY/SCHIESA/GREGXIII.HTML

Medaglia strage degli Ugonotti - Asta TKalek maggio 2008, lotto 140. 

Medaglia Annona - Asta Bertolami datata 2012, lotto 257, asta n°5.

Testone Venite ad me - Shop Moruzzi.it

Medaglia Ricostruzione Ponte Emilio - Asta TKalek maggio 2008, lotto 141. 

Per approfondire:

Scilla Saverio, Breve notizia delle monete pontificie antiche, e moderne sino alle ultime dell’Anno XV del regnante pontefice Clemente XI, ristampa anastatica Sintoni, 2006.

Da Gai Enrico, “Struttura e tipo edilizio dei granari dell’Annona di Roma” in  Melanges de l’ecole francaise de Rome, tomo 120 n°2, 2008.

Ruffini Marco, Le imprese del drago: politica, emblematica e scienze naturali alla corte di Gregorio XIII, 1572-1585, Bulzoni, Roma 2008.




Commenti